Utilizzo di membrane in parodontologia

Utilizzo di membrane in parodontologia

Per favorire la riuscita delle terapie di rigenerazione di ossea, si ricorre spesso all’utilizzo di membrane. In parodontologia questa tecnica si rende necessaria nel momento in cui bisogna inserire un impianto, ma la quantità residua di osso è insufficiente. L’uso di membrana in parodontologia è una prassi consolidatasi nel corso degli anni. Ad oggi è particolarmente apprezzata anche grazie allo sviluppo di diverse tipologie di membrane e procedure che hanno reso sempre più efficace e sicura la rigenerazione dei tessuti. Ne abbiamo parlato con il Dottor Gola che ha i suoi studi dentistici a Pavia.

Membrane in parodontologia: cosa sono

Per comprendere a pieno come mai le membrane in parodontologia siano così decisive, è bene chiarire la natura di questi strumenti. Esse sono sostanzialmente dei piccoli fogli di biomateriale idonei per il fissaggio, sotto la gengiva. Solitamente le membrane vengono utilizzate insieme a un innesto osseo per velocizzare il processo di guarigione.

Nonostante il ricorso alle membrane in parodontologia sia largamente diffuso per via della sua comprovata efficacia, non si può considerare una procedura standard. Dopo il loro impianto, al paziente viene richiesta un’igiene orale molto scrupolosa ed è inoltre necessaria una certa perizia da parte del chirurgo, al fine di evitare rischi di contaminazione batterica.

Tipologie di membrane in parodontologia

Quando si parla di utilizzare una membrana in parodontologia, ci si riferisce nello specifico a due diverse categorie di strumenti:

  • Membrane riassorbibili: sono destinate a degradarsi naturalmente nel giro di qualche settimana o mese, senza l’intervento del professionista medico.
  • Membrane non riassorbibili: più stabili delle prime grazie a un fissaggio attraverso pin in titanio o microviti, richiedono tuttavia un secondo intervento per la rimozione. Ne fanno parte le griglie in titanio, membrane in PTFE rinforzate in titanio, membrane in e-PTFE (forma espansa di PoliTetraFluoroEtilene) e membrane in d-PTFE (PoliTetraFluoroEtilene ad alta densità).

La scelta delle membrane in parodontologia passa dunque da un’attenta valutazione dello specialista. Quelle riassorbibili hanno l’evidente vantaggio di non sottoporre il paziente allo stress di un secondo intervento chirurgico. Forniscono inoltre un elevato livello di biocompatibilità e di integrazione tissutale e sono molto facili da manipolare durante l’operazione. Allo stesso tempo, si rivelano più instabili ed esposte alla possibilità di un riassorbimento prematuro rispetto all’effettiva guarigione dei tessuti.

Le membrane non riassorbibili garantiscono una maggiore stabilità grazie ai rinforzi in titanio e al fissaggio supplementare, ma costringono il paziente a un secondo intervento. In aggiunta, permettono un maggiore controllo della terapia al medico, che le rimuoverà solo a rigenerazione tissutale completata. Sono di contro più difficili da manipolare e la loro esposizione facilita l’insorgenza di infiammazioni, infezioni o altre reazioni avverse che potrebbero rendere più complesso il decorso post-operatorio.

Membrana in parodontologia: applicazioni

L’uso di membrana in parodontologia è un supporto decisivo alle pratiche di rigenerazione dei tessuti. Una volta messe in posizione, le membrane regolano la proliferazione cellulare e mantengono lo spazio necessario per una corretta guarigione. Si applicano generalmente in concomitanza con due tecniche rigenerative:

  • Rigenerazione ossea guidata (GBR)
  • Rigenerazione guidata dei tessuti molli (GTR)

Le membrane riassorbibili sono quelle che vengono usate più di frequente, specialmente nella loro versione in collagene, un materiale caratterizzato da ottimi livelli di biocompatibilità ed elevata affinità cellulare. Sono particolarmente indicate quando i difetti da trattare presentano carenza ossea al livello di un solo componente orizzontale.

In presenza di situazioni più gravi, sia a livello orizzontale che verticale, è invece necessario ricorrere alle membrane non riassorbibili. Nel caso in cui l’osso non cresca in verticale, l’impianto dentale sarebbe altrimenti impossibile da posizionare. In genere, questi casi più difficili da trattare sono conseguenza di traumi o parodontiti gravi non trattate nel tempo, che hanno causato un notevole riassorbimento osseo. I tempi di recupero sono più importanti, in quanto l’osso può necessitare anche di 9 mesi per rigenerarsi completamente.

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